Questa è la prima definizione di Metaverso, come appare in Snow Crash di Neal Staphenson, un libro pubblicato per la prima volta nel 1992 (trad. it. Mondadori Urania, Ed. Kindle, pp. 36-38)
"La faccia superiore del computer è tutta liscia, eccetto la lente con obiettivo fisheye, una semisfera di vetro ben pulito coperta da un rivestimento ottico violaceo. Ogni volta che Hiro usa la macchina, la lente si solleva e si sistema al suo posto e la base si accende insieme alla superficie del computer, che riflette, capovolto e incurvato, il loglo del quartiere. Hiro ci trova un che di erotico. […] L’obiettivo può vedere metà dell’universo – la metà che sta al di sopra del computer, quindi, anche la maggior parte di Hiro. In questo modo, la macchina è sempre in grado di individuarne la posizione, oltre che la direzione dello sguardo. Dentro il computer ci sono dei laser, uno rosso, uno verde e uno blu. Sono abbastanza potenti da emettere una luce brillante, ma non da bruciargli la papilla ottica, cuocergli il cervello, friggergli le ossa frontali e fondergli i lobi. Come si impara alle elementari, le luci di questi tre colori possono essere combinate a diverse intensità per produrre tutte le tinte che Hiro è in grado di vedere. In tal modo, dall’interno del computer, può essere emesso, attraverso la lente fisheye, un piccolo raggio del colore desiderato, in qualsiasi direzione. Gli specchietti elettronici collocati dentro la macchina fanno schizzare il raggio avanti e indietro sulle lenti degli occhialoni di Hiro, proprio come un raggio elettronico all’interno di un televisore colora la superficie interna del Tubo eponimo. L’immagine che ne risulta resta sospesa nello spazio tra Hiro e la Realtà. Disegnando un’immagine leggermente diversa di fronte a ognuno degli occhi è possibile creare un effetto tridimensionale. Cambiando l’immagine settantadue volte al secondo si genera l’impressione del movimento. Disegnando l’immagine tridimensionale in movimento a una risoluzione di 2K pixel per lato si raggiunge il massimo grado di nitidezza percepibile a occhio nudo e pompando il suono di uno stereo digitale nei piccoli auricolari è possibile dotare le immagini tridimensionali in movimento di una perfetta colonna sonora. Quindi, Hiro non è affatto lì dove si trova, bensì in un universo generato dal computer che la macchina sta disegnando sui suoi occhialoni e pompando negli auricolari. Nel gergo del settore, questo luogo immaginario viene chiamato Metaverso. Hiro trascorre molto tempo nel Metaverso."
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