La Macchina di Turing

Per meglio comprendere i processi mentali di una macchina analitica l'algoritmo della Macchina di Turing costituisce un modello universale. Un esempio applicativo su cui ci si può esercitare è fornito da un modello (assai semplice da comprendere) del Dipartimento di Informatica dell'Università di Milano:

https://aladdin.di.unimi.it/sw/turing/myturing.html?

Esempio n.1: data una stringa iniziale vuota di proceda con il seguente programma (così spiegato)

(0,*) > (1,C,s)  (se la casella è vuota scrivi C e vai a sinistra, passa alla istruzione 1)

(1,*) > (2,I,s)  (se la casella è vuota scrivi I e vai a sinistra, passa alla istruzione 2)

(2,*) > (3,A,s)  (se la casella è vuota scrivi A e vai a sinistra, passa alla istruzione 3)

(3,*) > (4,O,s)  (se la casella è vuota scrivi O e vai a sinistra, passa alla istruzione 4)

(4,*) > (5,X,d)  (se la casella è vuota scrivi X e vai a destra, passa alla istruzione 5)

(5,O) > (6,Y,d)  (se la casella è O scrivi Y e vai a sinistra, passa alla istruzione 6)

(a questo punto il programma si blocca).

Questo il risultato:



Esempio n. 2

(0,*) > (1,C,s)
(1,*) > (2,I,s)
(2,*) > (3,A,s)
(3,*) > (0,O,s)

Questo il risultato, e la stringa non si ferma mai:
 




In viaggio nel passato

Luciano Cecchinel (Revine-Lago, Treviso 1947) rivive in un viaggio immaginario un'America industriale ormai estinta. (Lungo la traccia, Torino : Einaudi, 2005)


 

 

Spazi "metafisici" nella Cappella degli Scrovegni

 Nella Cappella degli Scrovegni a Padova, alla base dell'arco trionfale due riquadri si affacciano ad altrettanti spazi prospettici "vuoti": quale il loro significato?

https://www.finestresullarte.info/viaggi-e-tour/cappella-degli-scrovegni-giotto-spazioso-roberto-longhi



Step #18 - le parole e la loro storia

Dopo avere creato una "nuvola" delle parole attinenti all'azione sotto indagine, cercarne l'etimologia (non solo nella lingua italiana) e tramite il sito Ngram Viewer analizzarne l'uso nel tempo.

Una poesia

Non influisco sul destino del globo,
non son io che incomincio le guerre.
Sono con te o contro di te - non lo so.
Non pecco.
E proprio questo mi tormenta:
che non influisco, non pecco.
Tornisco minuscole viti
e preparo frammenti di devastazione,
e non abbraccio l'insieme,
non abbraccio il destino dell'uomo.
Io potrei creare un altro insieme,
altro destino (ma come farlo senza frammenti)
di cui io stesso, come ogni altro uomo,
sarei la causa integra e sacra
che nessuno distrugge con le azioni,
né inganna con le parole.
Il mondo che io creo non è buono
eppure non sono io che lo rendo malvagio!
Ma questo basta?

Andrzej Jawin (Karol Wojtyla), Operaio in una fabbrica d'armi, in "Tygodnik Powszechny" n. 13, 1958

La storia delle parole

Il sito Google Books Ngram Viewer lavorando sui big data è uno strumento che Google mette a disposizione per verificare la frequenza d'uso delle parole nel corso del tempo.



La scimmia nuda, e oltre

Cinquant'anni dopo...

Neanderthal VS Sapiens

Le ricerche antropologiche dimostrano ancora una volta la creatività dell'Homo Sapiens. Una interessante intervista oggi a Rai Radio3 Scienza a Sahra Talamo dell'Università di Bologna. Un gioiello del paleolitico trovato nella Stajnia Cave (Polonia)



L'antropologia della tecnica di Antonio Martone

 ECITY e NOCITY sono due saggi del filosofo Antonio Martone


Alle origini della macchina

Gianni MicheliLe origini del concetto di macchina



Machina est medium

Si legga il saggio di Nicola Russo, Il contributo della teoria delle macchine alle scienze della natura e dell’uomo in L'uomo e le macchine. Per un'antropologia della tecnica, Napoli : Alfredo Guida, 2007.


dove si ritrova l'assunto "machina est medium" oggetto di un saggio di Vittorio Marchis apparso nel Convegno Internazionale di Studi "L'uomo antico e la natura" a cura di Renato Uglione del 1997 (Torino : Celid).



Questo un breve passaggio di questo scritto:
"Il dualismo tra «naturale» e «artificiale», come pure il paradosso di una epistemologia della macchina fondata su metodiche filologiche e solo in seconda istanza storico-tecnologiche, sono le anticipazioni delle conclusioni, quasi il teorema da dimostrare, a cui si vorrà giungere alla fine di questo scritto. Percorrendo apparentemente in maniera anomala gli ambiti e i contesti del cosiddetto mondo antico, si analizzerà il concetto di macchina nella sua evoluzione semantica, ma soprattutto il suo ruolo nella cultura e in quella che con un termine intraducibile i francesi chiamano «civilisation». L’idea di macchina è più comune, e innata nell’uomo, di quanto non si possa pensare: essa è in un certo senso «naturale» e non artificiale, ed è piuttosto l’astrazione che oggi associamo ad una tecnologia positivamente autoreferenziale a farci pensare ad un sistema che razionalmente (ed assolutamente in modo artificiale) è autonomo e svincolato dagli idola del passato. «Senza la tecnica l’uomo non esisterebbe, né sarebbe esistito mai. Così, né più, né meno» fu l’incipit di una conferenza sul tema «Qué es la tècnica?»2 che il filosofo Jose’ Ortega y Gasset (1883-1955) tenne nel 1933 alla Università di Santander, e su questa affermazione bisognerebbe incentrare ogni considerazione sulle tecniche, in una dimensione non soltanto «tecnologica», ma soprattutto «antropologica ». Tecnica-macchina-industria è una catena di concetti che porta automaticamente alla «modernità», al futuro, ma esistono altre prospettive per cui lo stesso paradigma di Alexandre Koyré «dal mondo del pressappoco all’universo della precisione» si ribalta in una sorta di «principio di indeterminazione», di «teorema di incompletezza». La macchina implode nella sua principale funzione di medium, di tramite, di intermediario, di traduttore, piuttosto che di strumento, di mezzo, di utensile. «Macchina» è un termine con cui oggi sempre più spesso identifichiamo la funzione, la finalità, il carattere sistemico, annullandone la materica sostanza per enfatizzarne la virtuale potenza. Questa potrebbe essere l’oscura premessa con cui mi accingo a ripercorrere (a ritroso) una storia passata e antica."

Dentro la macchina, dietro la macchina, oltre la macchina

 Una Lezione a Genova per "La Storia in Piazza"

31 marzo 2022



Info Pollution


 

Conosciamo Joseph Cornell

 


Questo è scritto sul risvolto del breve saggio di Charles Simic: "Chi era Joseph Cornell? «Non saprei dire se è uno scultore, un pittore, un poeta, un estemporaneo artigiano o semplicemente un mago» rispondeva Goffredo Parise, perplesso. Ma certo è che l’incontro tra Cornell e Charles Simic appare predestinato. Difficile immaginare una più alta affinità di quella che lega i due instancabili esploratori di universi fatti di cose inutili, frusti detriti del vivere quotidiano, nostalgie, percezioni marginali che accendono lampi visionari e offrono squarci imprevedibili sulla dimensione metafisica del tutto. Con dedizione appassionata, Simic rende omaggio a Cornell ripercorrendo i luoghi di una New York segreta, così amata da entrambi; si immagina momenti diversi nella giornata dell’artista, scandita dagli abituali vagabondaggi per le vie di Manhattan; evoca volti di sconosciuti in cui forse Cornell ebbe modo di imbattersi; ridisegna con la trama delle parole le sue creazioni: scatole in cui svariati oggetti si armonizzano in simmetrie oniriche, collage, sculture, filmati. È il suo modo di ricordarlo a vent’anni dalla morte, quando ormai un incontro – talmente desiderato da riproporsi addirittura in sogno – è impossibile. E così, affastellando cimeli teatrali e variopinti pappagalli, cartoline seppiate e stupefatti volti di bambole, mappe stellari e selve di rami nodosi, cappelli di paglia e palazzi fantasma, Simic altro non fa che replicare, per l’incanto del lettore, le magiche alchimie combinatorie di Cornell."

E allore perché non scoprire alcune delle opere di questo "arista" della memoria?


Una delle "scatole" di Joseph Cornell






La balena del consumismo

Torino, via Cagliero (Porta Palazzo)

(in progress)




 

Art Brut

Il concetto di Art brut (in italiano, letteralmente, Arte grezza, ma tradotto anche come "arte spontanea", in inglese Outsider Art) è stato inventato nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet per indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti o pensionanti dell'ospedale psichiatrico che operano al di fuori delle norme estetiche convenzionali.

                               Casa dell'Art Brut

La cultura dell'artificiale



Ecco alcuni post dal blog storiadellecose.blogspot.com:

La cultura dell'artificiale

L'ABC dell'artificiale

Alcune Word Cloud

God & Golem Inc.

Ecco un libro scritto alla fine degli anni '40 del Novecento che ancora fa pensare. Norbert Wiener, Dio & Golem SpATorino : Boringhieri, 1965.



La caffettiera

 



L'evoluzione del bastone

Un semplice pezzo di legno può diventare molte cose. Ecco come il bastone è stato oggetto di una lezione nell'ambito del mio corso "Storia delle cose".




Jingle: elemento di un nuovo linguaggio


The History of A Radio Jingle

 Jingles, Singing Commercials, and other Earworms 



A Brief History of the American Radio Jingle

How Commercial Jingles Work

Jingle History 101

History of the Empire Jingle

Il giocatore di scacchi meccanico

L’automazione non è il destino manifesto del progresso tecnologico e, proprio come nel giocatore di scacchi di Maelzel di cui ci parla Poe in una famosa novella tratta da una storia vera, l’automa non libera gli umani dal lavoro, ma li fa lavorare più di prima, solo in posture più scomode e squalificate. Non ho nulla da eccepire al racconto, tranne il genere letterario in cui lo colloca, che è piuttosto quello dei racconti dell’orrore. Nondimeno, Poe classificò il suo Turco Meccanico tra i racconti fantastici, e io lo seguo non per ragioni letterarie, bensì politiche e filosofiche. (Maurizio Ferraris, Documanità, Roma-Bari, 2021, p. 308)



L'arte del futuro

Una conversazione con Ludovico Pratesi e Marco Bassan

Cinque visioni di futuro

Come sarà il futuro dell'arte?



La Terza Rivoluzione Industriale

Ecco una conferenza di Jeremy Rifkin





Il bibliotecario


Dunque eccomi proprio nel sancta sanctorum della biblioteca. Posso dirti che mi pareva di essere entrato nell'interno di un cervello; tutt'intorno nient'altro che scaffali con le loro celle di libri, e dappertutto scalette per arrampicarsi, e sui leggii e sulle tavole mucchi di cataloghi e di bibliografie, insomma tutto il succo della scienza e nemmeno un vero libro da leggere, ma soltanto libri sui libri; c'era per davvero odore di fosforo cerebrale, e non credo di illudermi se dico che avevo l'im pressione di essere arrivato a qualcosa! Ma naturalmente, quando l'uomo fa per lasciarmi solo, mi sento un non so che di strano, una specie di angoscia; sì, rispetto e angoscia. Il bibliotecario sale su per una scaletta come una scimmia e si getta su un libro come se avesse già preso la mira dal di sotto, proprio quel libro lì, lo porta giù, dice: Signor generale, ecco qui per lei una bibliografia delle bibliografie, tu lo sai cos'è? be', l'elenco alfabetico degli elenchi alfabetici dei titoli di quei libri e lavori che sono stati pubblicati negli ultimi cinque anni intorno al progresso dei problemi etici, ad esclusione della teologia morale e della letteratura amena... insomma mi spiega qualcosa di simile e sta per svignarsela. Ma io faccio ancora in tempo ad agguantarlo per la giacchetta. Signor bibliotecario, esclamo, lei non può piantarmi in asso senza rivelarmi come fa a raccapezzarsi in questo... be', sono stato incauto, ma la mia impressione era quella, ... in questo manicomio. Credo che mi abbia frainteso; m'è poi venuto in mente che, a quanto si dice, i pazzi trovano sempre che i pazzi sono gli altri; certo è che guardava sempre la mia sciabola e non c'era modo di trattenerlo. E m'ha fatto venire una paura birbona, perché, come io cercavo di non lasciarlo andare, eccolo che si tende su dritto, cresce addirittura fuori delle sue brache cascanti, e dice con una voce che sottolineava significativamente ciascuna parola, come per rivelare infine il segreto di quei muri: Signor generale, dice, lei vuol sapere come faccio a conoscere questi libri uno per uno? Ebbene glielo posso dire: perché non li ho mai letti!

Ti dico io, per poco non m'ha preso un colpo! Ma lui, vedendo il mio sbigottimento, s'è spiegato meglio. Il segreto di tutti i bravi bibliotecari è di non leggere mai, dei libri a loro affidati, se non il titolo e l'indice. Chi si impaccia del resto, è perduto come bibliotecario! m'istruisce. Non potrà mai vedere tutto l'insieme!

Gli chiedo senza fiato: Dunque lei non legge mai nessuno di questi libri?

Mai, tranne i cataloghi.

(Robert Musil, L'uomo senza qualità)