Ancora sulla mano

Frammenti da André Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola, Torino : Einaudi, 1977-

"La libertà della mano comporta quasi necessariamente una attività tecnica diversa da quella delle scimmie e la libertà durante la locomozione, unitamente a una faccia corta e priva di canini offensivi, impone l ’utilizzazione di organi artificiali, vale a dire di utensili. Stazione eretta, faccia corta, mano libera durante la locomozione e possesso di utensili movibili sono veramente i criteri fondamentali per distinguere l’uomo.

"Nella scimmia tale attività comune interessa azioni coordinate di prensione e di preparazione dei cibi, di attacco o di difesa, di spidocchiatura, di locomozione per la mano, di masticazione e di deglutizione per la faccia, cui si aggiungono alcuni gesti e mimiche. Per l’uomo attuale l’attività comune, come sappiamo, è alquanto diversa: le azioni coordinate di prensione e di preparazione dei cibi contrassegnano il predominio della mano, come pure quelle di attacco e difesa: la locomozione non interessa più la mano. Ma in primo luogo, la mano tende a essere organo di fabbricazione, mentre la faccia è lo strumento della fonazione organizzata in lingua.

"Prendendo come tema della prima parte di questo libro la storia del cervello e della mano, ho voluto cominciare da un vero principio, perché l’uomo è in primo luogo percepibile nella sua realtà corporea e pare che la trafila normale sia misurare prima di tutto il risultato delle azioni della mano, cioè quello che l’uoftio si è fabbricato per poter esercitare il pensiero. Cosi facendo si corre il rischio di disconoscere quanto d’incorporeo esiste nella realtà dell’uomo.


Un libro da leggere... dove  è scritto: 

"«Forse pensare è semplicemente la stessa cosa che costruire un armadio», scrive Martin Heidegger, riconoscendo il vero falegname nella sua sintonia con la sostanza del legno, non col suo valore d’uso.  «Ogni opera della mano poggia sul pensiero. Per questo il pensiero è la piú semplice, e quindi la piú difficile, delle opere della mano dell’uomo». Nella visione comune, continua, la mano appartiene al corpo, ma la sua essenza non è spiegabile come organo prensile del corpo. «Anche la scimmia possiede organi prensili, ma non per questo ha le mani». La mano si distingue da ogni altro organo prensile (zampe, artigli, zanne) «tramite un’abissalità essenziale. Solo un essere parlante, ossia pensante, può avere le mani e compiere cosí, attraverso la manipolazione, opere della mano» (sull’abissalità antropocentrica che separa uomo e animale è importante leggere Edith Stein sull’empatia nella zampa del cane, dove l’animale, husserlianamente, non è mai visto come, direbbe Heidegger, «povero di mondo»)."




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