Frammenti da André Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola, Torino : Einaudi, 1977-
"La libertà della mano comporta quasi necessariamente una attività tecnica diversa da quella delle scimmie e la libertà durante la locomozione, unitamente a una faccia corta e priva di canini offensivi, impone l ’utilizzazione di organi artificiali, vale a dire di utensili. Stazione eretta, faccia corta, mano libera durante la locomozione e possesso di utensili movibili sono veramente i criteri fondamentali per distinguere l’uomo.
"Nella scimmia tale attività comune interessa azioni coordinate di prensione e di preparazione dei cibi, di attacco o di difesa, di spidocchiatura, di locomozione per la mano, di masticazione e di deglutizione per la faccia, cui si aggiungono alcuni gesti e mimiche. Per l’uomo attuale l’attività comune, come sappiamo, è alquanto diversa: le azioni coordinate di prensione e di preparazione dei cibi contrassegnano il predominio della mano, come pure quelle di attacco e difesa: la locomozione non interessa più la mano. Ma in primo luogo, la mano tende a essere organo di fabbricazione, mentre la faccia è lo strumento della fonazione organizzata in lingua.
"Prendendo come tema della prima parte di questo libro la storia del cervello e della mano, ho voluto cominciare da un vero principio, perché l’uomo è in primo luogo percepibile nella sua realtà corporea e pare che la trafila normale sia misurare prima di tutto il risultato delle azioni della mano, cioè quello che l’uoftio si è fabbricato per poter esercitare il pensiero. Cosi facendo si corre il rischio di disconoscere quanto d’incorporeo esiste nella realtà dell’uomo.
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