How to design a new meta-scientific text

1. take into account your country experience (llok at the past, at the mythology,...)

2. understand what sport you intend to speak of

3. take into account your research activity in the PhD time

4. consider how your personal sympathies could be transferred to the sport (food, music, ...)

Palov osh, a typical Uzbek food

5. choose some pictures (also from advertisement or comics, bu also from movies)

6. choose 3-4 titles for a real scientific bibliography



La lavatrice / The washmachine

 La lavatrice è l'argomento centrale di un interessante e innovativo articolo di Marco Pozzi.

Elegia per una lavatrice o ditirambo slow

E così facciamo un salto nel passato quando nel 2007, a Pordenone feci una delle mie prime "autopsie di macchine"

Autopsia di una lavatrice

MAP Crumbs 005

MAP Crumbs 015

MAP Crumbs 020

Revolutions

Efficiency, Effectiveness, ...

Molte sono le grandezze che utilizziamo per valutare la "bontà" di una macchina: in italiano abbiamo il rendimento, l'efficienza, la resa, l'efficacia, ... Il filosofo francese François Jullien ha scritto un importante saggio Sur l'efficacité, dove mette a confronto la cultura occidentale con quello cinese, di cui è un esperto.

Un articolo sulla cultura cinese dell'efficacia, dalla strategia militare ai supereroi. Ma anche una tesi di laurea.

Pensare l'efficacia...




 

Un esperimento estemporaneo


Nell'ultimo incontro ho chiesto ai dottorandi di scrivere sul medium più immediato che avevano a portata di mano (Whatsapp) un breve testo sulle loro personali idee "sulla macchina". Queste le risposte:

Il mio rapporto con la macchina è ambivalente, quando funziona bene sono lieto di farne uso, ma quando ha delle problematiche che ne impediscono l'utilizzo diventa fonte di grande rabbia, perché anche se individualmente ne potremmo fare a mano per studiare/lavorare, non se ne può fare a meno a livello sistemico.

Vedo sempre la macchina come uno strumento per raggiungere un fine. La macchina è "X che, se lo utilizzo o se riesco a utilizzarlo, ottengo Y".

Il mio rapporto con la macchina è innanzitutto di sospetto e sfiducia, e penso che questo sia dovuto soprattutto alla mia formazione tecnica, a volte è come se mi aspettassi il fallimento della macchina a priori, ma anche di profondo interesse per l'aspetto materiale e per la storia che le macchine evocano.

Il mio rapporto con la “macchina” è piuttosto contraddittorio. La macchina aumenta l’efficienza dei processi ma può al contempo alienarci, sostituendo gesti e decisioni umane con automatismi meccanici. Delegando sempre più alle tecnologie, rischiamo di perdere contatto con la dimensione individuale e spontanea. Ridotti a dati e utenti, viviamo esperienze sempre più anonime e meccaniche, annichilendo le nostre azioni.

Quando la macchina è di semplice funzionamento, come si potrebbe dire di meccanismi artificiali che sfruttano l’energia umana, fatta di leve e forze di facile descrizione, essa mi è comprensibile ed amica. Posso persino romanticizzare il macinino, la bicicletta, il carillon, il pianoforte, tutti oggetti non elettrici o elettronici, li riconosco come un compendio umano alla vita, che la rispetta nelle sue misure: un gusto arcaico. Quando la macchina ci supera di molto, e la mongolfiera è superata dal jet, mi spavento. Infatti non ho la patente, non amo il computer, non mi intendo di Arduino. Quando la macchina è futuristica e potentissima essa mi affascina come la luce elettrica deve aver sconvolto l’uomo ottocentesco. Mi piacciono a questo punto le dissertazioni filosofiche alla Asimov o alla F. K. Dick, ma l’importante per me è che non si realizzino mai. 

La macchina mi allontana eppure dovrebbe avvicinarmi alle persone, ai luoghi, alle intenzioni. La macchina mi circonda e un po’ mi assorbe, e io ne sono consapevole, e per quanto io cerca di farne a meno non riesco, non posso. La macchina non mi fa scrivere a matita i bigliettini, e non dice quando tremo, quando piango, quando premo perché sorrido o perché sono arrabbiata. La macchina mi rende invisibile, sovrasta le mie emozioni, le processa e poi le annulla.  
La macchina a volte risolve, ma forse senza di lei non esisterebbe neanche il problema.

IntraText

 Ecco il link



About the skateboard

Una tassonomia genealogica dello skateboard (V. Bertaccini)

 

La macchina da scrivere

 Alcune pubblicità

Neanche Heidegger capì la macchina da scrivere

Typewriter, by Leroy Anderson



L'estetica della macchina

Ecco un salto in un post del 2017.

Fortunato Depero



Una macchina da scoprire

 


Giochiamo con le lettere...

A è la prima lettera dell'alfabeto. A è la lettera che richiama l'Anatomia e l'Autopsia, due concetti chiave per la conoscenza. Da assolutamente vedere è il corto di Sesame Street: A's Anatomy.


A questo punto è dovuto un riferimento alle mie "Autopsie di macchine"

Che cosa fu il MAP

Sorto nel 1997, il MAP - Museo Archivio Politecnico fu un luogo, ma anche un'idea per dare supporto alla memoria del Politecnico di Torino. Non un Museo, ma piuttosto un Archivio dove oggetti, documenti e libri potessero essere conservati e consultati per mantenere viva la consapevolezza di un passato di cultura e ricerca, nell'Ateneo torinese. Purtroppo il sogno di un MuseoArchivio luogo di incontro e di promozione di una realtà non solo confinata all'interno del Politecnico, ma resa disponibile all'intera Città, e oltre, non  ha avuto un suo seguito e , dopo inutili tentativi di rianimazione, nel 2015 il MAP è stato definitivamente chiuso e le sue "reserves" sono state disperse.

Dal dicembre 2011 al dicembre 2012 quasi giornalmente sono state pubblicate le DailyMapNews sul Blog omonimo che fortunatamente esiste ancora in quella che io ho definito "ragnarete".



Sport e Metaverso

Calcio nel metaverso e/o metaverso calcistico?

IL METAVERSO NELLO SPORT - Lectio magistralis di Marino Firmani

Persona, sport e metaverso

Metaverso: la nuova frontiera dello sport

Gli Europei di Atletica di Roma 2024 sbarcano nel Metaverso



Il Festival di Sanremo è una competizione sportiva?

Troviamo sul sito della Treccani: Festival di Sanremo e sport, la strana coppia, di Mara Cinquepalmi, un post pubblicato il 5 febbraio 2024.

Sanremo, un fenomeno collettivo (o complessivo?)

Il Festival di Sanremo, lo sport e i favoriti alla vittoria

Elisa Balsamo ospite al Festival di Sanremo (era il 2022)


... ma tra tifosi e sportivi, tra atleti e semplici spettatori c'è una bella differenza.

Il Metaverso

Questa è la prima definizione di Metaverso, come appare in Snow Crash di Neal Staphenson, un libro  pubblicato per la prima volta nel 1992 (trad. it. Mondadori Urania, Ed. Kindle, pp. 36-38)

"La faccia superiore del computer è tutta liscia, eccetto la lente con obiettivo fisheye, una semisfera di vetro ben pulito coperta da un rivestimento ottico violaceo. Ogni volta che Hiro usa la macchina, la lente si solleva e si sistema al suo posto e la base si accende insieme alla superficie del computer, che riflette, capovolto e incurvato, il loglo del quartiere. Hiro ci trova un che di erotico. […]  L’obiettivo può vedere metà dell’universo – la metà che sta al di sopra del computer, quindi, anche la maggior parte di Hiro. In questo modo, la macchina è sempre in grado di individuarne la posizione, oltre che la direzione dello sguardo. Dentro il computer ci sono dei laser, uno rosso, uno verde e uno blu. Sono abbastanza potenti da emettere una luce brillante, ma non da bruciargli la papilla ottica, cuocergli il cervello, friggergli le ossa frontali e fondergli i lobi. Come si impara alle elementari, le luci di questi tre colori possono essere combinate a diverse intensità per produrre tutte le tinte che Hiro è in grado di vedere. In tal modo, dall’interno del computer, può essere emesso, attraverso la lente fisheye, un piccolo raggio del colore desiderato, in qualsiasi direzione. Gli specchietti elettronici collocati dentro la macchina fanno schizzare il raggio avanti e indietro sulle lenti degli occhialoni di Hiro, proprio come un raggio elettronico all’interno di un televisore colora la superficie interna del Tubo eponimo. L’immagine che ne risulta resta sospesa nello spazio tra Hiro e la Realtà. Disegnando un’immagine leggermente diversa di fronte a ognuno degli occhi è possibile creare un effetto tridimensionale. Cambiando l’immagine settantadue volte al secondo si genera l’impressione del movimento. Disegnando l’immagine tridimensionale in movimento a una risoluzione di 2K pixel per lato si raggiunge il massimo grado di nitidezza percepibile a occhio nudo e pompando il suono di uno stereo digitale nei piccoli auricolari è possibile dotare le immagini tridimensionali in movimento di una perfetta colonna sonora. Quindi, Hiro non è affatto lì dove si trova, bensì in un universo generato dal computer che la macchina sta disegnando sui suoi occhialoni e pompando negli auricolari. Nel gergo del settore, questo luogo immaginario viene chiamato Metaverso. Hiro trascorre molto tempo nel Metaverso."

Net Animal

Da più di un anno tengo una rubrica sulla Rivista Online "FYINpaper" dedicata ai Net Animal. Chi sono? i nuovi abitanti della Rete, che non è proprio il Metaverso, ma...

Andate a leggere le mie "pagine" sui Net Animal

(tutte le illustrazioni sono mie opere)


Un salto nel passato...

Perché non andare a curiosare nel Blog che feci per il mio corso di Filosofia dell'Ingegneria? Qui riporto la pagina in cui consigliavo alcuni video assai curiosi e interessanti,... da vedere:

https://filinge.blogspot.com/2020/05/nuovi-video.html



Perché la filosofia serve anche agli ingegneri, e a tutti...

Mémoire Raison Imagination


Il primo volume dell’Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers vede la luce il 28 giugno 1751, in 2.050 copie.
Diventerà diciassette volumi di testo e undici di “planches”; i diciassette volumi escono fra il giugno 1751 e il dicembre 1765, quando appaiono insieme gli ultimi dieci volumi; gli undici volumi con la planche escono fra il 1962 e il 1772; scrivono più di 140 redattori, coordinati da Diderot e d’Alembert.
Dentro tale prospettiva grandiosa ed epocale, nel Prospectus introduttivo si propone una nuova tassonomia della conoscenza umana.
Il sapere umano, racchiuso nel Système figuré des connoissances humaines è suddiviso in tre grandi categorie: Memoire, Raison, Imagination. Nella prima sono racchiuse le conoscenze che si sviluppano nel tempo, (le “storie” e quindi anche quelle delle arti e dei mestieri), nella seconda i saperi che stanno al di fuori del tempo ovvero le “filosofie” (termine che tradurremmo più correttamente con le “scienze”: la metafisica, la teologia, le scienze dell’uomo e le scienze della natura).
L’”imagination” ‒ una delle quarantatré voci dell’Encyclopedie scritte da Voltaire ‒ “è il potere che ogni essere senziente sperimenta in sé stesso per rappresentare nella sua mente le cose sensibili”.




Black Mirror

Sempre Marco Pozzi consiglia:

 

Come rappresentare, ad esempio, la dipendenza che abbiamo verso il giudizio altrui nelle nostre società digitali?
Una possibilità è la bella puntata Nosedive (tradotta Caduta libera in italiano) della serie Netflix Black Mirror 

Ogni episodio di Black Mirror è una riflessione sulle conseguenze della tecnologia verso gli individui e verso la società. Prndono in considerazione un elemento e ne rappresentano gli effetti e le cause, portandole fino all'estrema gradazione


Syd Field

 Chi era Syd Field?


Ecco alcune note tratte dalla lezione di Marco Pozzi:

Inizio anni ‘70. Los Angeles. Hollywood.
Negli uffici dove nascono le grandi produzioni dei film americani, una mansione prevedere la lettura delle sceneggiature che vengono ricevute per selezionare quelle su cui lavorare, che potrebbero, coi debiti investimenti e il debito lavoro, diventare un film. Ci lavora Syd Field (1935-2013): ne legge più di 2.000 in 2 anni e ne seleziona 40 per farne un film; lo racconta lui stesso. Syd Field ha una intuizione da ingegnere, molto scientifica: cioè, nelle sue valutazioni, si pone il problema di identificare i requisiti affinché una sceneggiatura di una buona sceneggiatura: “what is a good screenplay?”
Quando lo chiamano alla Sherwood Oaks Experimental College, una scuola di cinema famosa a Hollywood, a tenere per la prima volta un corso su come scrivere una sceneggiatura, per rispondere alla domanda sistema i suoi appunti e li sintetizza in un sistema. Costruisce una teoria dai dati sperimentali, dai casi particolari ne ricava per induzione una legge generale. Attraverso un’accurata osservazione empirica sviluppa un suo “paradigma”, che espone nel 1979 pubblicando l’ormai classico Screenplay: The Foundations of Screenwriting, che viene studiato ancora oggi.
C’è una struttura in tre atti, che ricalca qualcosa della Poetica di Aristotele; in un film di 120 minuti il primo atto ne occupa circa 30, il secondo circa 60, il terzo circa 30: il primo fonda l’universo in cui ci si muove, il secondo svolge la storia, il terzo fa da epilogo. Ci sono dei “plot point” in cui nell’universo narrativo si rompono degli equilibri, equilibri che vanno ristabiliti attraverso le polarità/desideri dei personaggi; ci sono delle “pinze”, che tengono insieme la storia mentre si svolge, per evitare che si disperda.
Non tutti i film devono necessariamente ricondursi a questo paradigma, ma a questo paradigma ci si può ricondursi per rendere solida una sceneggiatura affinché possa diventare un buon film.




L'omino di vetro

Ieri, durante il suo intervento Marco Pozzi ha ricordato l'omino di vetro. Ecco alcuni spunti per approfondire l'argomento.

Una lettura da uno scritto di Gianni Rodari

Stefano Accorsi legge "Giacomo di cristallo" di Rodari

Come è ben ricordato nella Grammatica della fantasia, di Gianni Rodari, la fantasia è alla base di ogni forma di conoscenza. E ricordiamolo, anche nella ricerca scientifica.




Può ammalarsi un omino di vetro? come sarebbero le sue medicine? chi sarebbe il medico? che sport potrebbe fare, o non fare?
Può leggere? sarebbe un buon attore? Oppure com’è fatto il wc di un omino di vetro?
Da qui deriva l’integrazione fra personaggi, nelle loro caratteristiche. Chi potrebbe aiutare l’omino di vetro? chi potrebbe ostacolarlo? Chi potrebbe odiare? chi potrebbe amare? di chi avrebbe paura, chi vorrebbe avere come amico? chi sono i suoi genitori? chi i suoi figli?
Un omino di polistirolo? una “omina” di gommapiuma?


Seven concepts

An Environmental Game: proposta di una mappa concettuale.

Scelti i concetti: Nature, Water, Ropes, Velocity, Fishes, Ball, Clouds li disponiamo su un foglio e incominciamo a tracciare alcuni fili di connessione.

I collegamenti in BLU esprimono i contesti "naturali", quelli in ROSSO quelli che esprimono possibili legami di "un'azione sportiva", e quelli in VERDE una "dimensione fantastica". Resta il legame tra FISHES e VELOCITY che rimane problematico, ma che potrebbe essere la chiave interpretativa. A questo punto cerchiamo di esprimere queste connessioni... Da qui può partire una storia...

L’evoluzione della “civiltà italiana delle macchine” e delle copertine della Rivista

"Civiltà delle Macchine", non è solo uno specchio di un Paese che rinasce dopo la guerra, ma anche l’analisi (in senso freudiano) delle tensioni essenziali che agitano le menti più curiose di quegli anni. (1953-1957 il periodo di Sinigalli e 1957-1979 gli anni di Flores d’Arcais).


isognerebbe scavare per vedere quale è stato l’apporto di Leonardo sinisgalli nella scelta delle immagini di copertina. Ricordiamoci che Sinisgalli è stato un grande collezionista di arte contemporanea.

Si veda il catalogo della Mostra di Macerata (16 luglio-16 ottobre 1988) Le “Muse irrequiete” di Leonardo Sinisgalli a cura di Giuseppe Appella, Roma : De Luca, 1988. La collezione d’arte di Sinisgalli è vastissima e per molti versi richiama molte opere apparse sulla Rivista.

NOTE SULLE COPERTINE:

  • 1953-1: Gli appunti di Leonardo (da Vinci di cui non sono certo un fanatico) sono scontati.
  • 1953-2,3: dall’elettrotecnica all’elettronica. Gli ingegneri avanzano
  • 1953-4: l’elettronica diventa labirintica
  • 1953-5 l’elettronica ha bisogno di linguaggi e inventa l’informatica
  • 1953-6 – arte e linguaggi

  • 1954-1 l’informatica avanza e sposa le scienze cognitive
  • 1954-2,3: vedere l’invisibile, la scienza scopre ciò che non si vede
  • 1954-4 e 6: si entra nei cantieri
  • 1954-5: vedere l’invisibile con i raggi X, forse in aiuto ai metallurgisti

  • 1955-1: Ritorno a Leonardo da Vinci
  • 1955-2: arte ed ergonomia
  • 1955-3: primi accenni alla conquista della spazio (da noi c’è Crocco, poi arriverà il prof Luigi Broglio)
  • 1955-4: di nuovo in cantiere
  • 1955-5: la folla si muove per la pace (tensioni a Berlino? Ma il muro sarà costruito nel 1961)
  • 1955-6: spettri (matematici) e non fantasmi

  • 1956-1: estensiogramma eseguito su un meteorite ???
  • 1956-2: gli intellettuali si interessano di antropologia: i Sassi di Matera
  • 1956-3: Silvio Ceccato ha costruito l’asutoma Adamo che anticipa l’intelligenza artificiale (ancora elettromeccanica)
  • 1956-4: astronomia, comete e… satelliti? Sta per arrivare lo Sputnik

  • 1957-1: Linguaggi grafici della ricerca operativa
  • 1957-2: trucioli metallici a Terni. E’ forse il segno della transizione verso le avanguardie artistiche
  • Qui noto una cesura, entra l’arte contemporanea… ed esce Leonardo Sinisgalli, ma forse rimane dietro le quinte. Da indagare.
  • 1957-3,4: Wachsmann e Kline

  • 1958-1,2,3,4: Parisi, Mathieu, Berrocal, Basaldella
  • 1959-1,2,3: ritorna l’industria che ispira l’arte
  • 1959-4: Felice Casorati dipinge il progresso elettrico
  • 1960-1,2,3: di nuovo l’ingegneria compone opere artistiche
  • 1960-4: un’opera di Scanavino

  • 1961-1…1968-2: una galleria d’artisti italiani e stranieri ( si passa dal miracolo economico alle prime crisi…
  • 1968-3: la curva di Peano è quasi un ritorno inconscio alla logica matematica
  • 1968-4…1972-6: di nuovo arte, ma con qualche défaillance.
  • 1973-1…1975-1-2: di nuovo arte che accusa primi segni di crisi…


La civiltà delle macchine

"La Civiltà delle Macchine" è il titolo di una rivista fondata nel 1953 da Giuseppe Eugenio Luraghi e Leonardo Sinisgalli e pubblicata dall'IRI. La rivista si allinea nel dibattito culturale inaugurato da Charles Percy Snow sulle "due culture" e sulla necessità di integrare scienza e tecnologia con le scienze dell'uomo e della società. 

Sul sito della Fondazione Ansaldo si trovano liberi alla consultazione i primi numeri.



Ancora sulla mano

Frammenti da André Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola, Torino : Einaudi, 1977-

"La libertà della mano comporta quasi necessariamente una attività tecnica diversa da quella delle scimmie e la libertà durante la locomozione, unitamente a una faccia corta e priva di canini offensivi, impone l ’utilizzazione di organi artificiali, vale a dire di utensili. Stazione eretta, faccia corta, mano libera durante la locomozione e possesso di utensili movibili sono veramente i criteri fondamentali per distinguere l’uomo.

"Nella scimmia tale attività comune interessa azioni coordinate di prensione e di preparazione dei cibi, di attacco o di difesa, di spidocchiatura, di locomozione per la mano, di masticazione e di deglutizione per la faccia, cui si aggiungono alcuni gesti e mimiche. Per l’uomo attuale l’attività comune, come sappiamo, è alquanto diversa: le azioni coordinate di prensione e di preparazione dei cibi contrassegnano il predominio della mano, come pure quelle di attacco e difesa: la locomozione non interessa più la mano. Ma in primo luogo, la mano tende a essere organo di fabbricazione, mentre la faccia è lo strumento della fonazione organizzata in lingua.

"Prendendo come tema della prima parte di questo libro la storia del cervello e della mano, ho voluto cominciare da un vero principio, perché l’uomo è in primo luogo percepibile nella sua realtà corporea e pare che la trafila normale sia misurare prima di tutto il risultato delle azioni della mano, cioè quello che l’uoftio si è fabbricato per poter esercitare il pensiero. Cosi facendo si corre il rischio di disconoscere quanto d’incorporeo esiste nella realtà dell’uomo.


Un libro da leggere... dove  è scritto: 

"«Forse pensare è semplicemente la stessa cosa che costruire un armadio», scrive Martin Heidegger, riconoscendo il vero falegname nella sua sintonia con la sostanza del legno, non col suo valore d’uso.  «Ogni opera della mano poggia sul pensiero. Per questo il pensiero è la piú semplice, e quindi la piú difficile, delle opere della mano dell’uomo». Nella visione comune, continua, la mano appartiene al corpo, ma la sua essenza non è spiegabile come organo prensile del corpo. «Anche la scimmia possiede organi prensili, ma non per questo ha le mani». La mano si distingue da ogni altro organo prensile (zampe, artigli, zanne) «tramite un’abissalità essenziale. Solo un essere parlante, ossia pensante, può avere le mani e compiere cosí, attraverso la manipolazione, opere della mano» (sull’abissalità antropocentrica che separa uomo e animale è importante leggere Edith Stein sull’empatia nella zampa del cane, dove l’animale, husserlianamente, non è mai visto come, direbbe Heidegger, «povero di mondo»)."




All'alba dell'umano

Scienze antropologiche e Civiltà (M. Mead) "Anni fa, uno studente chiese all'antropologa Margaret Mead quale riteneva che fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l'osso guarisca. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi. Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo". Ira Byock 

Un link


La mano

Ecco cosa si trova su questo Blog cercando il termine "mano": https://techanthropology.blogspot.com/search?q=mano




Emblemi ed icone

La comunicazione visiva, il marketing e in generale la pubblicità fondano la loro essenza sulle immagini simbolo. La loro origine non è legata alla società dei  consumi come spesso si crede ma ha origini antiche.







Mnemotecniche e Rebus

Un libro da curiosare: Umberto Eco, Mnemotecniche e Rebus, Rimini : Guaraldi, 2013.


Le più strane immagini e le più fantasiose associazioni hanno popolato le mnemotecniche fin dall’antichità producendo misteriosi agglomerati verbo-visivi la cui interpretazione è spesso una scommessa, in mancanza di un codice uniforme condiviso. Per destreggiarsi tra figure mnemoniche ed emblemi Umberto Eco suggerisce allora di affrontarli come un rebus, la cui chiave dipende al tempo stesso da inferenze contestuali e da soluzioni codificate, inoltrandosi in un articolato esercizio interpretativo che ha il carattere dell’indagine poliziesca e insieme del gioco.

Un rebus... sportivo

 

A voi la soluzione

Vi presento Marco Pozzi

Marco Pozzi, dottore di ricerca in Ingegneria meccanica / Digital Humanities da lungo tempo collabora con i corsi di Dottorato "Epistemologia della Macchina" e "Antropologia della tecnica" come co-Editor dei volumi della serie degli  Incontri con la macchina pubblicati da Mimesis.

In Internet scrive sul post "Il respiro della palla" e collabora a "Il Fatto Quotidiano".




I prossimi incontri

 I prossimi incontri del Corso di Antropologia della tecnica si terranno:

giovedì 13 febbraio, dalle ore 17:30 alle 19:00 nella Sala del Terzo piano al DIMEAS

giovedì 20 febbraio, dalle ore 17:30 alle 19:00 nella Sala del Terzo piano al DIMEAS

giovedì 27 febbraio, dalle ore 17:30 alle 19:00 nella Sala del Terzo piano al DIMEAS

mercoledì 5 marzo, dalle ore 17:30 alle 19:00 nella Sala del Terzo piano al DIMEAS

I francobolli sono documenti

Le scritture sono immagini che con segni, parole o immagini trasmettono una narrazione...

I documenti sono scritture collocate nello spazio e nel tempo, e quindi possono servire alla storia...

I francobolli sono documenti in quanto scritture collocabili nello spazio e nel tempo, e in più hanno un ruolo istituzionale perché emessi da enti governativi.

United Kingdom, 2012, Olympic Games


Che cosa è una mappa concettuale?

Questa è la definizione di Wikipedia: "La mappa concettuale è la rappresentazione grafica della rete di relazioni tra più concetti, a partire da quello iniziale." Ma qui non ci interessano le mappe gerarchiche ad albero perché una vera mappa concettuale è un grafo in cui ogni concetto può trovare connessioni con gli altri. E sono appunto le connessioni tra i concetti chiave che  caratterizzano le interazioni alla base della conoscenza di cui la mappa è la sintesi. A tale scopo si rimanda a un mio post dell'anno passato, e ai link che da esso si dipartono.

Sport e Fantascianza

10 Best Sport & SciFi Movies

What in the Worldbuilding: Sports in Sci-Fi and Fantasy



Ancora sulla musica

The Rose Bowl Institute

The unifying power of music in sports

Music in sport and exercise

Step #10 - quale musica?


Sporting Sounds: Relationships Between Sport and Music, è un libro curato da Anthony Bateman e John Bale. Nella presentazione si legge che "Music and sport are both highly significant cultural forms, yet the substantial and longstanding connections between the two have largely been overlooked. Sporting Sounds addresses this oversight in an intriguing and innovative collection of essays." Un'anticipazione la trovate sul portale della didattica.

Cercate una canzone che possa servire come elemento portante per il vostro nuovo sport.

Step #9- per le vie della città

Questa volta vi invito a passeggiare per le vie della vostra città e a cercare sui muri o sugli altri spazi verticali un'immagine che richiami il dinamismo di un'azione sportiva. Non fotografate la pubblicità di un magazzino di articoli sportivi, ma piuttosto un graffito... e non dimenticate di indicare il luogo del vostro ritrovamento. Buona ricerca.

Torino, corso Palermo all'incrocio con via Baltea



Le Figurine Liebig

Che cosa erano le Figurine Liebig?







Ancora il football... e altri sport, nell'arte


Football in Art, Ats in Football

Skiing in Art

Women in Sport

Modern Sports Played in Ancient China

... e nell'antico Egitto?

Gare sportive avvenivano anche nell'Antico Egitto 

Dalla mastaba di Niankhkhnum e Khnumhotep risalente all'Antico Regno. Necropoli di Saqqara, Egitto. Ph/Osirinet.net

Scene di lotta dalla BH15, la tomba di Baqet III a Beni Hassan




I giochi olimpici nella Grecia Classica

I Giochi olimpici antichi furono delle celebrazioni atletiche e religiose, svolte ogni quattro anni nella città di Olimpia, in Grecia, storicamente dal 776 a.C. al 393 d.C.

In questo frammento, tramandatoci da Ateneo, sono descritte le evoluzioni di un atleta nel gioco della palla (sphaira), ovvero il phaininda, che probabilmente consisteva in una contesa tra due squadre simile al nostro rugby.


Questa interpretazione è tratta da Fernando Garcia Romero, Osservazioni sul lessico sportivo greco antico, in "Nikephoros", 27 (2014)