Negli ultimi anni della sua vita, Lev Tolstoj così scriveva (Diari, 1910):
“La teologia medioevale o la corruzione dei costumi al tempo di Roma avvelenarono soltanto i loro popoli e dunque una piccola parte dell’umanità; oggi invece l’elettricità, le ferrovie e il telegrafo avvelenano il mondo intero. Tutti si servono di queste cose, non possono fare a meno di appropriarsene, e tutti soffrono allo stesso modo, e sono costretti nella stessa misura a cambiare il loro modo di vita. Tutti sono costretti a tradire la cosa più importante della loro vita, la comprensione della vita stesa, la religione. Macchine: ma per produrre che cosa? Telegrafi: per comunicare che cosa? Scuole, università, accademie: per insegnare che cosa? Assemblee: per ascoltare che cosa? Libri, giornali: per diffondere quali notizie? Ferrovie: per andare da chi, e dove? Milioni di uomini radunati in branco e sottomessi a un potere supremo: per fare che cosa? Ospedali, medici, farmacie per prolungare la vita: per fare che cosa? […] Come si impadroniscono facilmente i singoli individui, non meno degli interi popoli, di ciò che si chiama civiltà, autentica civiltà! Portare a termine l’università, tenersi le unghie pulite, servirsi del sarto e del barbiere, viaggiare all’estero: è questo ciò a cui si riduce l’uomo altamente civilizzato. E i popoli? il maggior numero di ferrovie, di accademie, di fabbriche, di navi da guerra, di fortezza, di giornali, di libri, di partiti, di parlamenti: a questo si riduce il popolo altamente civilizzato. Alla causa della civilizzazione sono stati guadagnati uomini e popoli a sufficienza, ma non a quella di un’autentica illuminazione. La prima è facile, e riscuote ampio consenso; la seconda richiede invece l’impiego di tutte le forze, e incontra perciò nella grande maggioranza delle persone solo disprezzo e odio, poiché svela la menzogna della civiltà.”
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