Intorno all'epistemologia

Cominciamo intanto col chiarire che cos’è l’Epistemologia. Il termine etimologicamente deriva dalle due parole greche ἐπιστήμη discorso) e λόγος (scienza) e significa dunque, nell’accezione che usualmente ne viene data, “discorso intorno alla scienza”. Ma c’è un’altra possibile derivazione etimologica, più interessante per la questione che stiamo affrontando, dal prefisso della lingua greca ἐπὶ (che significa “su” o “sopra”) e dal verbo ἴσταμαι (che significa “stare”): in questo modo il termine può essere tradotto letteralmente come uno “stare sopra” o un “sovrastare”. A questo significato si ricollega la parola inglese understanding, con la sola differenza che, in questo caso, anziché di uno stare sopra si parla di uno “stare sotto”. La versione tedesca di questa facoltà cognitiva, verstehen, è più complessa, in quanto si compone del verbo Stehen, che significa ancora una volta “stare” (in piedi) accompagnato dal prefisso ver-, che porta in sé un senso di allontanamento, di perdita, di cambiamento e di capovolgimento. In tutti e tre i casi i significati convergono nel rimandare, comunque, a un cambiamento di quota e di livello, il quale, sia che avvenga verso l’alto o verso il basso, evidenzia la necessità di discostarsi dalla superficie del discorso per andare giù, in profondità, o innalzarsi a un punto di vista superiore. Questo è il tipo di sguardo che indaga la struttura e il funzionamento dei processi cerebrali e della mente allo scopo di stabilire che cosa sono in grado di fare e di conoscere.  (Silvano Tagliagambe, Filosofia del digitale: ontologia o epistemologia?, in Filosofia del digitale, a cura di Luca Taddio e Gabriele Giacomini, Sesto San Giovanni : Mimesis, 2020)

Consiglio di curiosare il Blog: epistemologiadellamacchina.blogspot.com, intorno al quale si è sviluppato negli anni passati un corso alla Scuola di Dottorato del Politecnico di Torino e che ha prodotto la serie di sette volumi degli Incontri con la macchina.


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